Fra Silvino e Franco
Andreone sull'Ilheu Razo.
Paesaggio dell'Ilheu Razo
con evidenti anche Ilheu
Branco, Sao Vicente e
Santa Luzia.
Razo e Branco sono gli
isolotti dove sicuramente
Macroscincus coctei viveva
fino alla fine del secolo
scorso.
Profilo dell'Ilheu Razo.
Paesaggio di Boa Vista con
le palme Phoenix atlantica.
Su quest'isola Leonardo
Fea soggiornò per un certo
periodo e compì interessanti
osservazioni.
Hemidactylus bouvieri, uno
dei gechi più interessanti
di Capo Verde. L'esemplare
e' stato fotografato a Sao
Vicente.
Tarentola gigas.
Questo grande geco
parzialmente terrestre vive
solo su Ilheu Razo e su
Ilheu Branco.
Mabuya stangeri.
Esemplare di Ilheu Razo.
Le mabuye appartengono alla
stessa famiglia di
Macroscincus coctei, ma
sono nettamente più piccole.
Alcatraz, Sula leucogaster.
Su Ilheu Razo vive una
imponente colonia di questo
interessante uccello marino.
Fetonte, Phaeton aethereus.
Questo splendido uccello
marino nidifica su Ilheu
Razo.
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Nel 1898 il naturalista torinese Leonardo Fea, Assistente al Museo di Storia Naturale di Genova, iniziava una spedizione nell'Africa occidentale. Fra le sue destinazioni figuravano le Isole del Capo Verde. Fea, zoologo e illustratore, era, come altri naturalisti dell'epoca, animato dal "sacro fuoco" dell'esplorazione. Le isole del Capo Verde, al largo delle coste del Senegal, erano per lui una sorta di "viaggio tranquillo", in quanto da poco reduce da ben altri lidi, avendo trascorso quattro anni in Birmania. Arrivato a Capo Verde, una decina di isole di formazione vulcanica e funestate da periodi di siccità, effettuò importanti raccolte, come documentato dalle "lettere" pubblicate sul Bollettino della Società Geografica Italiana, illustrate dalle splendide incisioni da lui stesse realizzate. Abituato alla ricchezza di fauna della Birmania Fea si dichiarò "deluso" dall'apparente povertà ed "essenzialità" di Capo Verde. Più o meno la stessa impressione ebbe anche un altro illustre naturalista, un "certo" Charles Darwin, che, nel 1832, si fermò a Capo Verde, il tempo per rendersi conto che esse costituivano una vera e propria "antitesi" delle Galapagos, ove era diretto. Bisogna comunque dire che Fea non tornò a mani vuote da Capo Verde, e gran parte del suo materiale è ancora conservato al Museo "G. Doria" di Genova, ove lavorò per molti anni. Fra gli animali di maggiore interesse da lui trovati si ricordano per esempio alcuni esemplari dello scinco gigante Macroscincus coctei, "lagarto" in lingua creola. Fea fu uno degli ultimi naturalisti ad osservare vivo questo sauro, attualmente considerato estinto. Lungo fino a 60 cm il macroscinco viveva su due isolotti dell'arcipelago, Ilhéu Razo e Ilhéu Branco, e, forse, su Santa Luzia e Sao Vicente. Fea soggiornò dodici giorni a Razo, costruendosi un rifugio di fortuna con legno e pezzi di vele. Durante questa permanenza catturò alcuni esemplari di macroscinco, che ora sono conservati al museo genovese. Ma il macroscinco aveva destato la curiosità di altri naturalisti già alcuni anni prima. Nel 1891 l'erpetologo torinese Mario Giacinto Peracca si era fatto mandare una quarantina di esemplari vivi, che ebbe modo di allevare nei terrari da lui allestiti nella propria villa a Chivasso. Nel corso della riorganizzazione della collezione erpetologica dell'Università di Torino (ora conservata al Museo Regionale di Scienze Naturali) Elena Gavetti e l'erpetologo italo-argentino José-Miguel Cei hanno riscoperto 26 di questi esemplari, che costituiscono la più grande serie di Macroscincus coctei. Questo "evento" mi ha "stimolato" ad effettuare una nuova missione a Capo Verde, giusto a cento anni di distanza da quella del mio illustre conterraneo. Come Fea ho infatti visitato le isole di Fogo, di São Vicente, São Nicolau, Boa Vista e l'Ilhéu Razo. La mia speranza era di riuscire a trovare tracce del macroscinco, se non, addirittura animali vivi. Questa spedizione ha trovato l'appoggio del Museo Civico Craveri di Storia Naturale di Bra e dei Padri Cappuccini di Capo Verde. Grazie all'aiuto di Fra Silvino Benetti e di tutti i suoi confratelli ho raggiunto, non senza alcune difficoltà, l'Ilhéu Razo. Qui sono rimasto cinque giorni ed ho pattugliato pressochè tutte le aree potenzialmente idonee alla sopravvivenza del macroscinco. Purtroppo non sono riuscito a trovare tracce, cosa che parrebbe confermare la presunta estinzione del rettile. In realtà non si può essere sicuri di tale affermazione, in quanto l'animale potrebbe sopravvivere in zone impervie dell'isolotto, o, forse, sull'Ilhéu Branco, che non ho avuto possibilità di visitare. Quali le cause di tale fenomeno? Probabilmente un animale di tale dimensione, e relativamente "confidente" nei confronti dell'uomo è divenuto una facile vittima di pescatori che ancor'oggi si recano su questi isolotti, alla ricerca di fonti alimentari di ogni sorta. Ed invero dall'inizio dell'insediamento umano a Capo Verde, avvenuto circa 500 anni fa, l'uomo ha contribuito ad alterare non poco l'ambiente, introducendo capre, asini, gatti e cani, oltre gli onnipresenti ratti. Una specie d'uccello, l'alcatraz Sula dactylatra si è estinto, mentre anche altre, come la cagarra (Calonectris edwardsii), viene sistematicamente depredata ogni anno dei suoi nidiacei. Se quindi il macroscinco non è stato ritrovato è stato peraltro possibile osservare e studiare diverse altre specie di rettili. In sostanza ogni isola di Capo Verde vanta almeno una specie sua propria di Mabuya (appartenenti alla famiglia Scincidae come il macroscinco, ma di minori dimensioni), o di geconidi dei generi Tarentola e Hemidactylus. L'isolamento e il processo adattativo alle diverse condizioni ambientali hanno dato origine ad un interessante fenomeno di radiazione adattativa. In ogni modo, sull'Ilhéu Razo ho potuto ammirare diverse altre specie animali, fra cui l'allodola di Razo (Alauda razae), che qui ha l'unica area di distribuzione al mondo ed è estremamente rara (si dice che circa 250 siano gli individui presenti sull'isolotto). Oppure un altro peculiare caso di gigantismo, un geco del genere Tarentola, che, per le sue dimensioni (fino a 30 cm) è stato, giustamente, battezzato gigas. Questo notevole rettile è presente solo a Razo e Branco, ed è divenuto, a differenza dei suoi congeneri, perfettamente adattati alla vita sulle pareti verticali, pressochè totalmente terrestre. Meno "appetibile" del macroscinco e nettamente più notturna, Tarentola gigas è riuscita a sfuggire per il momento all'estinzione. Un esempio, quindi, della peculiarità naturalistica di Capo Verde, ed uno stimolo in più perchè l'ambiente di queste isole oceaniche venga salvaguardato con opportune normative e con la costituzione di aree protette.
Franco Andreone
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